Il programma StereoFot
Considerato che l'unico restitutore fotogrammetrico (ottico-meccanico) del laboratorio non poteva essere utilizzato da tutti gli studenti del corso, le esercitazioni sulla restituzione erano svolte con una calcolatrice programmabile, sfruttando la corrispondenza biunivoca tra le coordinate-lastra (rilevate direttamente dalle stampe dei fotogramm) e le coordinate-terreno.
Con l'arrivo del calcolatore, è nato il programma StereoFot (abbreviazione di stereofotogrammetria), con il nome iniziale di Pluto e scritto nel linguaggio HyperCard.
Obiettivo del software era la restituzione dei fotogrammi ottenuti con la camera stereometrica Wild C120, in dotazione al laboratorio e, per accogliere immagini a livello di grigio, fu riscritto nel linguaggio SuperCard (Stereofot 1.0) sfruttando le formule del caso normale.
Grazie all'interesse suscitato, fu stato presentato al XIV International Symposium del C.I.P.A. (Comité International de Photogrammétrie Architecturale) tenuto a Delphi (Grecia) nell'ottobre 1991.
Nel 1992, onde sottrarlo agli interessi economici e garantirne l'uso gratuito, è stato registrato presso la Camera di Commercio di Bari ed è stato presentato (su un computer Apple Macintosh LC, dotato di visore e trasformato in restitutore digitale) al XVII Congresso dell'ISPRS (International Society for Photogrammetry and Remote Sensing), svoltosi a Washington D.C. dal 6 al 14 agosto.
Nel 1993, in occasione del 2º Convegno Internazionale di Fotogrammetria Architettonica[5], svoltosi a Bari nei giorni 26 - 27 - 28 maggio, il programma StereoFot è stato presentato quale software utilizzato per il primo esempio operativo del Centro Internazionale per la Documentazione Fotogrammetrica Digitale dell'Architettura Sacra.
Restituzione con l'uso dello stereomicrometro
Il computer Apple Macintosh LC, dotato di visore, presentato a Washington
da "LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO" di lunedì 12 aprile 1993
BARI-Sarà il programma multimediale "StereoFot" il piatto forte del secondo incontro internazionale di Fotogrammetria architettonica, in programma a Bari dal 26 al 28 maggio, che avrà per tema la formazione del rilevatore della realtà territoriale.
Tre giornate di lavoro, durante le quali saranno passate ai "raggi x" l'attività didattica, svolta anche in scuole elementari, l'esperienza di rilievo e documentazione compiuta in Romania per conto delle ferrovie locali e la formazione del fotogrammetra nell'ambito della Comunità europea.
Al convegno parteciperanno grossi nomi del settore a livello europeo: tra loro, il professor Armin Grun, del Politecnico di Zurigo, il professor John Badekas, del Politecnico di Atene, Ross W. Dallas, dell'Università di York Maurice Carbonell dell'IGN di Parigi e il professor Mario Fondelli, dell'Università di Firenze.
Ma cosa è il programma "StereoFot"? "E' un sistema-spiega Pietro Grimaldi, presidente della Fondazione italiana fotogrammetria architettonica, che organizza il congresso in collaborazione con la cattedra di Fotogrammetria architettonica del Politecnico di Bari - che consente la realizzazione di una scheda aperta multimediale per la documentazione dei beni culturali, finalizzata al coinvolgimento in tale progetto degli studenti universitari e delle scuole medie. Si tratta della prosecuzione della sperimentazione compiuta dall'85 all'86 nella scuola elementare barese Balilla per l'impiego di nuove tecnologie nella didattica".
Tradotto in soldoni, lo "StereoFot" trasforma un computer portatile Macintosh in una sorta di televisione in grado di trasmettere immagini digitali relative ai rilievi compiuti. Si ottiene così una banca dati facilmente consultabile e certo più suggestiva di "freddi" tabulati, per non parlare delle vecchie schede sulle quali si usa ancora catalogare i beni in questione.
"Con la fotogrammetria - spiega il professor Antonio Daddabbo del Politecnico di Bari - possiamo simulare il sistema visivo di un gigante, capace di prendere tra le dita un grattacielo, quando vogliamo osservare una città, oppure quello di un insetto, quando l'oggetto di una nostra attenzione è un plastico. Il convegno di maggio si lega all'esperienza di quello del '91, nel senso che costituisce una verifica delle teorie esposte in quella sede dalla cattedra e dalla Fondazione, tesi che hanno del resto avuto una significativa conferma in un convegno internazionale a Washington. Ciò che mi preme ribadire ancora una volta è che il sempre più massiccio apporto delle tecnologie va comunque finalizzato al recupero di quel concetto di scuola bottega che pone al centro di ogni ricerca l'ingegno umano. In pratica, bisogna recuperare l'attività didattica dell'artigiano, che insegnava il mestiere ai suoi lavoranti, che diventavano così non soggetti passivi, ma artefici loro stessi del proprio apprendimento. ";